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Ci sono tanti bambini che in Lombardia non possono permettersi di fare attività sportiva senza un contributo pubblico e dimezzare il valore della dote da 200 a 100 euro significa tagliare fuori
Cosa deve succedere ancora perché l’autonomia dei giovani, la loro capacità di realizzare i propri progetti di vita, sia messa al primo posto delle attenzioni della politica? Abbiamo intere generazioni che stanno pagando il prezzo più alto delle crisi economiche dell’ultimo decennio. Ma se un numero maggiore di giovani non raggiunge in fretta l’autonomia economica per uscire di casa e, se lo desidera, costruirsi una famiglia, non c’è futuro nemmeno per gli adulti e gli anziani del nostro paese. Per questo oggi occuparsi di giovani, significa occuparsi di tutti. La priorità, da cui discende ogni discorso sull’autonomia giovanile, è avere un lavoro ed un reddito stabili prima dei 30 anni.
La doppia crisi 2008-2011 e la pandemia 2020-2021 hanno portato con sé una serie di ricadute economiche e sociali che colpiscono innanzitutto i giovani e i giovanissimi. Meno opportunità di lavoro, meno apprendimento, meno socialità. Ma basta guardare la piramide demografica italiana per rendersi conto di questo: se un numero maggiore di giovani non raggiunge in fretta l’autonomia economica per uscire di casa e, se lo desidera, costruirsi una famiglia, non c’è futuro nemmeno per gli adulti e gli anziani del nostro paese. Per questo, occuparsi di giovani oggi, significa occuparsi di tutti. Cosa deve succedere ancora perché l’autonomia dei giovani, la loro capacità di realizzare i propri progetti di vita, sia messa al primo posto delle attenzioni della politica? La priorità, da cui discende ogni discorso sull’autonomia giovanile, è avere un lavoro ed un reddito stabili prima dei 30 anni.
Uno spazio libero per stare insieme, incontrarsi tra giovani, discutere dei problemi e delle opportunità che viviamo nelle nostre vite. E poi, magari, per sognare un mondo migliore.
Non ci sono lavori e stipendi di qualità senza formazione di qualità. In Lombardia il numero di posti di lavoro dequalificati, quelli per cui non è necessario alcun titolo di studio, è in rapida discesa e rappresenta meno del 10% del lavoro.
Anche per questo, senza investire di più e meglio nella formazione – non solo nei primi anni di vita ma anche durante tutta la carriera lavorativa – si rischia grosso. In particolare sulla formazione tecnica e professionale, ci sono ampi margini di miglioramento per incontrare la domanda di lavoro che in Lombardia ancora c’è. E poi orientamento, diritto allo studio universitario, assunzione di giovani ricercatori: con un contratto decente, rimangono volentieri in Italia. Una cosa concreta: raddoppiamo i posti disponibili nei corsi delle Fondazioni ITS.
Oggi in Lombardia c’è un 15% di giovani che non studia e non lavora, e poi c’è un’altra parte consistente che lavora, ma percepisce uno stipendio troppo basso per viverci.
Un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione serve a rimpiazzare la generazione dei baby-boomers che si avvia al pensionamento, per rinforzare la PA di nuove competenze. E così, nel settore privato, assumere un under35 dev’essere più vantaggioso. Una cosa concreta: zero contributi per 5 anni.
Se un supermercato ha bisogno di una cassiera per 40h alla settimana, la deve assumere. Non proporle un tirocinio a 400 € al mese, perché quella non è un’esperienza formativa ma un modo illegittimo per pagare poco un lavoro vero.
Ci sono troppe storie come questa che fanno dei tirocini extracurriculari uno strumento di cui spesso si abusa, per sostituire un vero contratto di lavoro a tempo determinato. Una cosa concreta: modifichiamo il regolamento regionale alzando l’indennità minima a 600 euro e fissando a 6 mesi la durata massima.
Da tempo stiamo spingendo per la diffusione di spazi di lavoro dedicati ai giovani professionisti. Non si tratta solo di una scrivania o un ufficio economico, ma di uno strumento di sostegno per l’avvio delle loro attività, un modo per connettere persone e esperienze, creare nuove collaborazioni e nuove imprese.
Per quanto riguarda il lavoro autonomo, sono altrettanto urgenti l’aumento del credito e dei capitali di rischio per le nuove imprese e una forma universale di sostegno nei periodi di ricerca del lavoro o di calo del fatturato.
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